Armi nucleari e ambiente: quanto impattano i voli militari?
- ildisarmantejozef
- 31 ott 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Comunemente si è portati a pensare che l'impatto delle armi nucleari sull'ambiente riguardi solamente la possibilità di detonazione e i conseguenti danni che provocherebbe. E' risaputo che una guerra nucleare comprometterebbe in modo irreversibile il nostro ecosistema rendendo la vita sulla terra non più possibile, ma vorrei concentrarmi su un altro aspetto che lega le armi nucleari ai problemi ambientali. In questi giorni al G20 di Roma si parla, tra gli altri temi, di cambiamento climatico ed è iniziata oggi la COP26 di Glasgow; in entrambi si parlerà di lotta al cambiamento climatico e di come gli Stati possono diminuire le emissioni di CO2 e gas serra in atmosfera.

Immagine presa da: https://www.giornaletrentino.it/cronaca/voli-militari-nei-cieli-della-val-di-fiemme-scoppia-il-caso-1.3039606
Ad oggi nel conteggio delle emissioni di CO2 dei singoli Stati non vengono presi in considerazioni i voli militari. Ma quanto inquina un aereo militare come l'F-35? "Il serbatoio di un F-35 contiene 8.391 kg di carburante. La combustione per ogni litro di carburante produce in media 2,5 kg di CO2. Dunque lo svuotamento dell’intero serbatoio di un F-35 (viaggio andata e ritorno nelle missioni in medio oriente) produce circa 21mila kg di anidride carbonica, pari all’emissione giornaliera di 1.000 abitanti del nostro Paese" (https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/14/quanto-inquinano-armi/228632/). Sono numeri molto alti per non essere considerati nelle emissioni totali di un paese. Sul perché non vengano considerati non vale nemmeno la pena soffermarsi, è chiaramente una scelta dei governi che preferiscono armarsi piuttosto che garantire un futuro dignitoso alle generazioni che verranno.
Consideriamo anche un altro elemento, è stimato che "un mese di guerra soprattutto aerea, provochi una emissione di 3,38 milioni di tonnellate di CO2: l’equivalente della CO2 emessa in un anno da una città di 310 mila abitanti" (https://www.sicurauto.it/news/auto-tartassata-ma-nulla-si-fa-contro-le-principali-fonti-inquinanti/). Questi studi sono stati condotti sulla base della Seconda Guerra del Golfo del 2003 e non riguardano gli F-35 che sono cacciabombardieri di ultima generazione, ma sostanzialmente il concetto non cambia. La guerra non uccide solo nel breve periodo ma anche nel lungo. L'area del Golfo è stata esposta ad una grande quantità di CO2 che inevitabilmente ha danneggiato in modo irreversibile l'area.
Quale soluzione? Sarò di parte ma la soluzione ancora una volta è il disarmo. La fine dei conflitti bellici porterebbe a grandi miglioramenti per l'ambiente e quindi per la qualità di vita dell'uomo. Non si tratta però solo della guerra ma di tutto l'apparato militare dei paesi. La scorsa settimana si è tenuto il “Steadfast Noon”, l'annuale esercitazione NATO per la deterrenza, che prevede l'attivazione di dozzine di velivoli di 14 Paesi della Nato. Si tratta di cacciabombardieri che si esercitano per giorni sui cieli europei, in particolare nell'area mediterranea, emettendo, quindi, enormi quantità di CO2.
Questi sono i motivi per cui i movimenti ecopacifisti che parteciperanno alla Cop26, di cui in Italia la WILPF ne è un esempio, chiederanno esplicitamente l’inserimento dell’impatto delle attività militari negli accordi di Parigi.
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