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Armi nucleari e colonizzazione

Cosa hanno a che fare le armi nucleari con la colonizzazione?


Partiamo da alcuni dati di fatto: ad oggi su nove Stati aventi armamenti nucleari solo cinque sono considerati "legali". Guarda caso questi sono anche i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, oltre che Stati che in passato sono stati tra i maggiori colonizzatori. Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna ad oggi si arrogano il diritto di decidere sulla vita di tutta l'umanità. Detengono gli eserciti maggiori e hanno le redini dell'economia globale. Il fatto che nel 1968 si siano auto-riconosciuti il diritto di possedere armi nucleari la dice lunga su come intendessero creare un club di potenze superiori al resto degli Stati. Già solo per questi motivi possiamo considerare le armi nucleari come uno strumento di divisione e "razzista".


Inoltre, le armi nucleari impattano in modo sproporzionato su determinate fette della popolazione mondiale: venivano, infatti, testate su i territori colonizzati provocando enormi danni, che sono perdurati nei secoli, all'ambiente e alla popolazione indigena. Le aree maggiormente interessante sono state: le Isole Marshall, dove gli Stati Uniti effettuarono circa settantasei test; l'Isola di Monte Bello in Australia dove la Gran Bretagna testò i suoi armamenti; Kiribati, dove gli Stati Uniti condussero 22 test; il Kazakistan dove vennero effettuati 496 test sovietici; Xinjiang, dove la Cina effettuò i suoi test; l'Algeria e la Polinesia Francese dove la Francia sperimentò i suoi armamenti. In tutti questi casi si parla di colonialismo nucleare.

Prendiamo l'esempio dell'Australia. Tra il 1952 e il 1957 la Gran Bretagna condusse 12 test nucleari: il primo avvenne il 3 ottobre del 1952 nell'isola di Monte Bello. In questi cinque anni si stima che il rendimento totale di tutti i test, sommando i singoli rendimenti, sia stato di 181 chilotoni! Come termine di paragone consideriamo che la bomba di Hiroshima era di 13 chilotoni. Inoltre, si stima che gli inglesi abbiamo condotto oltre 600 test minori. Oltre alla Gran Bretagna, anche la Francia effettuò, tra il 1966 e il 1996, 176 test nucleari. Tutti questi esperimenti causarono inquinamento radioattivo dell'ecosistema marino, aumento dei casi di cancro e contaminazione dei cibi e dell'acqua. Negli anni successivi la Francia non riconobbe i danni creati all'ambiente e alla popolazione e, addirittura, accusò l'Australia di sovrastimare i danni. Nel 1993, invece, la Gran Bretagna, dopo un'intesa pressione politica, pagò 20 milioni di sterline per riparare i danni ambientali che aveva causato. Questa cifra copriva appena il 45% dei danni totali.


Perché tutto ciò è avvenuto? L'obiettivo, a quel tempo, era di testare le nuove armi e non rimanere indietro nella corsa mondiale agli armamenti nucleari. Questo obiettivo doveva essere raggiunto ad ogni costo. La Gran Bretagna, ad esempio, scelse queste aree perché, sulla base di un pregiudizio coloniale, riteneva che fossero inabitate, remote e deserte. In questo contesto non venne preso in considerazione il ruolo della popolazione aborigena che non venne protetta in alcun modo dal governo australiano. Le aree scelte per i test erano molto vicine ad alcune aree abitate dagli aborigeni, con la conseguenza che vennero colpiti duramente dalla ricaduta radioattiva. Questo è anche uno dei motivi per cui il Trattato sulla Messa al Bando delle armi nucleari dedica molta attenzione alla popolazione aborigena.


Quali sono quindi le conseguenze per le popolazioni colpite dai test nucleari? Innanzi tutto, vi è stato un aumento della mortalità e delle malattie, soprattutto legate al cancro. Inoltre, le popolazioni sono state costrette ad abbandonare le aree che avevano sempre abitato, perdendo parte della loro identità comunitaria. A questo si aggiunge il fatto che dovendosi spostare si perdeva il lavoro, la casa e le relazioni. Alcune popolazioni, restie ad abbandonare i loro luoghi, hanno continuato a vivere in aree contaminate con altissimi rischi per la popolazione. Coloro che si sono spostati si sono anche dovuti confrontare con altri ostacoli: molto spesso venivano discriminati nelle nuove aree. Inoltre, avevano molta difficoltà nel trovare un partner, perché vi era la paura che i figli nascessero malati, o nel trovare lavoro, perché ammalandosi spesso i datori di lavoro non li consideravano. A tutto questo si aggiunge il fatto che molti siano diventati soggetti di ricerche mediche, per capire gli effetti di lungo periodo delle radiazioni. In questa situazione vediamo anche che aumentano i casi di ansia e depressione. Queste popolazioni si trovavano a vivere in un perenne stato di incertezza: lo abbiamo visto anche noi nel nostro piccolo con la pandemia da covid, le radiazioni non si vedono e quindi nessuno sa se e quanto sia stato esposto.



Per approfondire:







 
 
 

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3 Comments


Letizia Chiti
Letizia Chiti
Oct 22, 2021

Molto interessante questo aspetto, grazie dell'approfondimento :)

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ildisarmantejozef
ildisarmantejozef
Oct 20, 2021

Grazie, sei molto gentile! Ti consiglio di guardare sul sito di Ican, puoi trovare molti report sul tema!

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daniela.serafino97
Oct 20, 2021

Articolo molto chiaro e dettagliato! Complimenti. Avresti altre letture da consigliare?

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