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Il progetto Manhattan tra etica e scienza


Il 6 agosto del 1945, giorno del lancio della bomba nucleare su Hiroshima, rappresenta uno spartiacque nella storia della scienza ma anche dell’umanità. Da quel momento il mondo conobbe una nuova minaccia, assai pericolosa per la sopravvivenza umana, e la fisica e le altre scienze si dovettero confrontare con il potere della tecnologia e con l’assenza di etica che aveva guidato le ricerche per la costruzione della bomba fino a quel momento. Hiroshima era diventata il simbolo dell’onnipotenza dell’uomo. Il cenotafio del Parco della Pace di Hiroshima recita: “Riposate in pace, perché questo sbaglio non sarà ripetuto”. La paura per questa nuova arma fece sì che non venisse più utilizzata, ma allo stesso tempo gli Stati sentirono il bisogno di dotarsene per sentirsi protetti. L’opinione pubblica in generale condannò lo scoppio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki come moralmente indifendibile. Allo stesso tempo, questo evento aumentò la consapevolezza degli scienziati sul loro lavoro e sulle conseguenze delle loro scoperte. Questo avvenimento aprì una crisi etica impareggiabile che impattò più sui fisici che sulla società.

Il 2 agosto del 1939 Leo Szilard e Albert Einstein scrissero una lettera al presidente americano Roosevelt per sollecitarlo ad avviare un programma nucleare. La preoccupazione, allora, era che la Germania nazista potesse ottenere la bomba nucleare prima degli alleati, vincendo definitivamente la Seconda Guerra Mondiale. Nella lettera Einstein espresse il suo timore riguardo ai progetti nucleari nazisti e chiese al presidente americano di finanziare gli studi sulla fissione dell’atomo che, contemporaneamente alla Germania, si stavano conducendo in Nord d’America. Il 19 ottobre dello stesso anno, Roosevelt rispose all’illustre fisico ringraziandolo e rassicurandolo sul fatto che avrebbe avviato un programma di ricerca nucleare. Successivamente, Szilard e Einstein si resero conto che la Germania era lontana dall’ottenere un arsenale nucleare e si schierarono contro l’utilizzo delle armi nucleari e la costruzione della bomba H.


Roosevelt decise di far partire un grande progetto per la costruzione di un arsenale nucleare con l’obiettivo di battere sul tempo la Germania, quindi, “non era il momento per porsi domande ed avere crisi di coscienza”. In quest’ottica la bomba nucleare viene vista come opportunità per la vittoria finale ed è in questa visione che risiede il suo peccato originale: gli scienziati sapevano di lavorale alla costruzione di un’arma militare più potente di quelle allora conosciute e che sarebbe stata impiegata per seminare morte.


Il progetto Manhattan durò dal 1939 al 1947 anche se l’avvio effettivo dei lavori si ebbe solo nel 1942. Fu condotto con il sostegno di Regno Unito e Canada e diretto dal generale Leslie Groves. Nell’arco del progetto si svilupparono quattro bombe: The Gadget fu fatta esplodere durante il primo test nucleare nel Nuovo Messico, Little Boy fu utilizzata su Hiroshima mentre Fat Man su Nagasaki e infine la quarta Thin Man non venne mai usata. Delle due bombe utilizzate su Hiroshima e Nagasaki, la prima era all'uranio e la seconda al plutonio e gli Stati Uniti decisero di testarle entrambe, per questo sono state sganciate due bombe e non una.


Il progetto Manhattan fu il primo esplicito progetto a scopo militare di tale portata della storia, mai tanti scienziati si erano dedicati contemporaneamente allo stesso lavoro ed occupò circa 130.000 persone. Numerosi scienziati vennero chiamati da tutto il mondo per partecipare al progetto e questi si trovarono davanti ad una scelta etica che possiamo articolare in due parti: se partecipare o meno alla costruzione di un ordigno nucleare e come utilizzare la bomba. Durante il progetto Manhattan molti scienziati, primi tra tutti Oppenheimer e Fermi, furono chiamati ad esprimersi non solo su questioni scientifiche ma anche politiche e militari. Gli scienziati fecero parte del comitato che stabilì di lanciare le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, decidendo, quindi, di sperimentare la loro scoperta direttamente sui civili. Questa decisione fu dettata dalla convinzione che si dovesse porre fine alla guerra e che l’invasione militare del Giappone avrebbe prodotto più morti tra i soldati americani che lo scoppio della bomba nucleare tra i civili. Quello che gli scienziati, a differenze del governo americano, ignoravano era l’intenzione del governo giapponese di arrendersi. Così il 16 luglio 1945 gli scienziati che formavano la commissione riconobbero “l'obbligo di fronte alla nazione che l'arma debba essere usata per salvare vite americane. Non vediamo alcuna alternativa accettabile all'impiego militare diretto”[1]. Alcuni scienziati ritennero che gli Stati Uniti non avrebbero dovuto usare l’arma dal momento che la Germania nazista era stata vinta, mentre altri erano a favore di un suo uso dimostrativo e preferivano sganciare la bomba in una zona disabitata del Giappone così da non fare vittime.


Gli scienziati che parteciparono al progetto Manhattan accettarono il segreto militare e di vivere in una città fantasma, Los Alamos, completamente isolata dal mondo esterno, rinunciando così all’universalità della scienza. Con la costruzione della bomba nucleare la scienza venne svuotata di ogni principio etico. Inoltre, con la costruzione della città fantasma di Los Alamos nasce una nuova figura, quella dello scienziato militare.


L’8 maggio del 1945 arrivò la notizia della resa della Germania e della morte di Hitler e questo costituì un problema per il progetto Manhattan concepito per vincere la guerra. Emilio Segrè commentò così l’accaduto: “Hitler era la personificazione del male e la giustificazione primaria della costruzione della bomba atomica. Ora che non poteva più essere usata contro di lui, nascevano dubbi”[2].


All’indomani dello scoppio della bomba su Hiroshima, gli scienziati del progetto Manhattan si resero conto che gli era sfuggito il controllo della situazione e che la loro scoperta era nelle mani di persone con fini e intenzioni diverse. Il sentimento più diffuso tra gli scienziati fu lo sconforto. Inoltre, quando si concluse la Seconda Guerra Mondiale gli Stati Uniti proseguirono con la costruzione della bomba H, fortemente voluta dallo scienziato Teller, e a cui si opposero fermamente Fermi e Oppenheimer. La giustificazione della continuazione del progetto fu, in questo caso, lo scoppio della Guerra Fredda contro l’Unione Sovietica.


[1] Motivazioni e ruolo di Fermi, in “Scienza e Scuola”.

[2] Bonolis L., Storia della bomba atomica, quando la fisica andò alla guerra, in “Galileonet”, 1° luglio 2005.

 
 
 

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