L'Italia Nucleare
- ildisarmantejozef
- 22 ago 2021
- Tempo di lettura: 2 min

Questo blog nasce dalla necessità di informare più persone possibili sulla situazione nucleare italiana. Il 66% della popolazione italiana non è a conoscenza della presenza di armamenti nucleari statunitensi sul suolo italiano, ma l'Italia è un paese non nucleare che può diventarlo in caso di conflitto nucleare . Questo è in profonda contraddizione, non solo con i trattati internazionali firmati in materia dal nostro governo, come il Trattato di Non Proliferazione, ma anche con l'articolo 11 della Costituzione. È fondamentale quindi che tutti siano a conoscenza di quella che è la reale situazione e posizione italiana in merito.
Ad oggi sono presenti circa 40 testate nucleari statunitensi in Italia: 20 nella base di Aviano (PN) e 20 a Ghedi (BS). La locazione degli ordigni è presunta in quanto gli accordi firmati con gli Stati Uniti sono segreti. Tutto questo si inserisce nel quadro del progetto NATO di nuclear sharing, ossia condivisione nucleare. Oltre all’Italia ne fanno parte anche Germania, Paesi Bassi, Belgio e Turchia. Per un totale di circa 150 testate sul suolo europeo.
Perché l’Italia ha scelto di ospitare testate nucleari statunitensi? In primo luogo, la scelta è in larga misura una risposta agli stimoli del sistema internazionale: con la nuclearizzazione della NATO si era creata una divisione tra paesi nucleari e non e l'Italia aveva paura di essere esclusa dai circoli del potere, soprattutto dopo la sua sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Alla base di questa decisione c’era, quindi, l'ambizione di raggiungere e mantenere un rango paritario con le altre potenze europee attraverso l'appartenenza all'esclusiva cerchia ristretta di Stati che prendono le grandi decisioni di politica internazionale. Oltre alla prospettiva dello status, un secondo elemento chiave era l'intenzione dei governi italiani di assicurarsi un reale potere decisionale. In caso di vera e propria guerra nucleare, l'Italia voleva giocare un ruolo attivo nelle decisioni cruciali, piuttosto che accettare passivamente le scelte di altri membri dell'Alleanza. Inoltre, nel contesto della Guerra Fredda, ospitare le armi statunitensi per la NATO avrebbe ribadito quanto fosse solida e inequivocabile la posizione filoccidentale dell'Italia di fronte a tutti i partiti e le forze politiche – in particolare il Partito Comunista Italiano. Infine, il governo italiano vedeva il nuclear sharing come un modo per avere un arsenale nucleare senza i costi del programma nucleare.
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