Nuclear Sharing: l'arsenale statunitense in Europa
- ildisarmantejozef
- 13 ott 2021
- Tempo di lettura: 4 min
In diversi articoli precedenti ho accennato alla presenza di ordigni nucleari sul suolo italiano. Oggi vi parlerò meglio di questa questione che non interessa solo l'Italia ma anche gli altri paesi europei.

Immagine presa da: https://defence-point.com/2019/07/18/where-u-s-nuclear-weapons-are-stored-in-europe/
Tutti i membri della NATO sono parte dal 1964 dell’accordo di cooperazione nucleare ma non tutti ospitano testate statunitensi come l'Italia. Secondo il Bullettin of the Atomic Scientists di novembre 2019, elaborato da Hans M. Kristensen, i numeri delle armi statunitensi in Europa sono i seguenti:
| Numero di testate stimate |
Germania | 20 |
Turchia | 50 |
Italia | 40 |
Paesi Bassi | 20 |
Belgio | 20 |
Totale | 150 |
Queste stime sono elaborate a partire da fonti non ufficiali, quindi non governative, e sono dati che non vengono né smentiti né confermati dagli Stati NATO. Inoltre, anche i luoghi di locazione degli ordigni sono presunti poiché Washington non lì ha mai resi pubblici.
In base ai protocolli NATO in tempo di pace le testate statunitensi rimangono sotto il controllo delle forze americane mentre in caso di guerra il presidente statunitense può autorizzare il controllo delle testate da parte dei paesi europei non nucleari. Da quel momento gli Alleati hanno il pieno controllo dell’arma e la responsabilità di colpire il bersaglio. Per questo motivo si dice che le potenze europee non-nucleari ospitanti armamenti americani diventano Stati nucleari in caso di guerra.
In tempo di pace le testate sono controllate dai soldati americani della divisione USAF in collaborazione con i militari del paese ospitante e i codici nucleari sono esclusivamente conosciuti dagli Stati Uniti. Per quanto riguarda le consultazioni tra Paesi alleati prima di un eventuale uso delle armi nucleari, queste avvengono "tempo e circostanze permettendo", formula generica che non definisce un preciso campo di intervento ed è aperta a numerose interpretazioni.
Le armi nucleari americane collocate in Europa si distinguono tra quelle direttamente destinate all'uso da parte delle forze armate americane (chiamate armi a chiave singola) e quelle destinate alle forze alleate (armi a doppia chiave).
Per quanto riguarda i costi vediamo che vengono ripartiti tra Stati Uniti, Stati ospitanti e NATO. Washington ha reso pubblici i costi del mantenimento di questi arsenali stimando una spesa di 100 milioni di dollari all’anno. La NATO, che contribuisce alle spese per il mantenimento degli arsenali nucleari nei paesi ospitanti, nel 2014 ha speso 300 milioni di dollari. Nel 2019 il 5% del bilancio per il Programma di investimento nella sicurezza è stato destinato al mantenimento della strategia di deterrenza. I costi sostenuti dagli Stati ospitanti possono essere segreti, come nel caso dell’Italia, o meno. Inoltre, le attuali bombe B61 verranno modernizzate e diventeranno B61-12 (ordigni più letali), con una spesa stimata di circa 10 miliardi di dollari.
È importante sottolineare che la NATO come istituzione non possiede armi nucleari. All’interno dell’Alleanza il 90% dei paesi sono potenze non-nucleari secondo il Trattato di Non Proliferazione, tre sono le potenze nucleare (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia), cinque i paesi che ospitano testate e quasi la metà sono paesi che non hanno un ruolo legato agli armamenti nucleari se non l’essere firmatari dei trattati internazionali in materia.
Sul sito della NATO leggiamo che the fundamental purpose of NATO’s nuclear capability is to preserve peace, prevent coercion and deter aggression (cioè, l’obiettivo fondamentale della capacità nucleare della NATO è di preservare la pace, prevenire la violenza e scoraggiare l’aggressione). Nel concetto strategico del 2010 leggiamo anche che as long as there are nuclear weapons in the world, NATO will remain a nuclear alliance (ossia, finché al mondo esisteranno le armi nucleare, la NATO rimarrà un’alleanza nucleare). Da queste affermazioni possiamo facilmente dedurre che ruolo fondamentale abbiano per armi nucleari per l'Alleanza Atlantica.
Secondo Kristensen l’attuale presenza di missili balistici intercontinentali a lungo raggio sul suolo europeo rende inutile la presenza degli ordigni nucleari. Inoltre, gli aerei dei paesi ospitanti, che dovrebbero trasportare le testate, hanno un raggio limitato e non potrebbero trasportare molto lontano le testate. Ciò solleva dubbi sul loro effettivo impiego. Nell’immagine possiamo vedere il raggio di azione degli attuali velivoli che, come potete notare, praticamente non supera i confini europei:

Le missioni che prevedono l’utilizzo degli ordigni americani, ma che vengono effettuate dai paesi ospitanti, vengono chiamate le missioni dei sette miracoli consecutivi, ossia sopravvivere a un primo attacco da parte di un avversario, ricevere l'autorità dal Presidente degli Stati Uniti per armare le armi e condurre tale missione, decollare e avanzare verso il bersaglio, ricongiungersi con una nave cisterna e ottenere abbastanza carburante per raggiungere l'obiettivo, sopravvivere alle difese aeree e di superficie lungo il percorso, localizzare e identificare correttamente l'obiettivo e far cadere l'arma come previsto.
Nel 2011 una ricerca che ha coinvolto le delegazioni nazionali NATO a Bruxelles ha rivelato che 14 Stati membri sono favorevoli alla rimozione delle armi statunitensi, 10 tra cui l’Italia non si oppongono e 3 – Francia, Ungheria e Lituania – sono totalmente contrari. Gli stati che principalmente hanno sostenuto la fine del regime di nuclear sharing sono la Germania e il Belgio. Inoltre, è importante ricordare che Danimarca, Norvegia e Spagna vietano lo schieramento di armi nucleari in tempo di pace.
Per approfondire: https://lists.peacelink.it/disarmo/2005/02/msg00035.html
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