Stati Uniti: l'arsenale minaccioso
- ildisarmantejozef
- 26 dic 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Gli Stati Uniti sono stati la prima nazione al mondo a costruire e testare un'arma nucleare: il 16 luglio 1945, durante il cosiddetto test "Trinity", l'ordigno The Gadget fu fatto detonare nel deserto fuori dalla base militare di Alamogordo, nel Nuovo Messico. Gli Stati Uniti sono anche l'unica nazione ad aver impiegato armi nucleari.
Nel 1966, in piena guerra fredda, l'arsenale nucleare statunitense raggiunse il suo massimo con 32.000 testate disponibili; da allora il numero totale andò progressivamente calando, fino alle 5.550 testate odierne.

Ogni presidente statunitense, a partire dal 1994, ha elaborato un documento chiamato Nuclear Posture Review in cui viene esposta la dottrina nucleare che verrà seguita sotto il suo governo. Al momento il Governo Biden non ha ancora elaborato la propria, quindi si fa riferimento a quella del 2018 dell'ex presidente Trump.
L'NPR del 2018 sottolinea la necessità di mantenere una triade nucleare (aria, acqua, terra) nella strategia di difesa degli Stati Uniti. Ci sono varie proposte all'interno di questa dottrina: una delle dichiarazioni fatte include la necessità di colmare una lacuna nell'arsenale nucleare con armi nucleari a basso rendimento. Questo suggerisce che gli Stati Uniti prenderebbero in considerazione l'uso di armi nucleari, se necessario, in un conflitto regionale su piccola scala, piuttosto che in una guerra nucleare totale. Inoltre, gli Stati Uniti si riservano il diritto di rispondere ad un attacco convenzionale con un primo attacco nucleare. Infatti, si stabilisce che “gli Stati Uniti prenderebbero in considerazione l'impiego di armi nucleari solo in circostanze estreme per difendere gli interessi vitali degli Stati Uniti, dei suoi alleati e partner. Le circostanze estreme potrebbero includere attacchi strategici significativi non nucleari. Gli attacchi strategici significativi non nucleari includono, ma non sono limitati a, attacchi alla popolazione o all’infrastruttura civile statunitense, alleata o partner e attacchi alle forze nucleari statunitensi o alleate, al loro comando e controllo o alle capacità di warning e valutazione degli attacchi”. La categoria delle infrastrutture civili di cui si parla include le infrastrutture informatiche. Di conseguenza è previsto l’uso di armi nucleari anche per rispondere ad un attacco cyber.
Viene, poi, sottolineata la necessità di sviluppare missili da crociera lanciati dal mare (SLCM) per rafforzare l'apparato nautico della triade. La revisione afferma, inoltre, anche l'intenzione degli Stati Uniti di non ratificare il CTBT - Trattato sulla messa al bando totale degli esperienti nucleari - e rifiuta l'idea del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Nonostante queste raccomandazioni e prese di posizione, l'NPR del 2018 è simile ai precedenti: si sostiene che le armi nucleari sono ancora destinate a servire come deterrente, che è l'obiettivo di queste azioni proposte per modernizzare l'arsenale nucleare statunitense.
La grande domanda rimane: cosa farà Biden? Il Wall Street Journal ipotizza che Biden taglierà parte dei fondi per l’aggiornamento della triade nucleare e la trasformerà in un sistema di deterrenza puramente passiva, cioè da usare solo davanti a un attacco nucleare subito. Tuttavia, a fine ottobre, gli Stati Uniti hanno dichiarato di star conducendo una valutazione della propria politica nucleare militare in stretto coordinamento con gli alleati. Il Financial Times ha precedentemente riferito che gli alleati degli Stati Uniti, tra cui Regno Unito, Germania, Francia e Giappone, stanno esortando Washington a rinunciare al passaggio verso una dottrina che vieta di usare per primi le armi nucleari - politica si no first use. Questa politica era stata sostenuta da Biden durante la presidenza Obama.
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