Trattato sulla messa al bando delle armi nucleari 2021
- ildisarmantejozef
- 27 set 2021
- Tempo di lettura: 5 min
Il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato sulla messa al bando degli armamenti nucleari. Questo accordo rappresenta un passo fondamentale. L'Italia, come Stato membro della NATO, non ha né firmato né ratificato l'accordo.

Immagine presa dal sito di ICAN: https://www.icanw.org/historic_milestone_un_treaty_on_the_prohibition_of_nuclear_weapons_reaches_50_ratifications_needed_for_entry_into_force
L’8 luglio del 1996 la Corte Internazionale di Giustizia si è espressa sulla leicità delle armi nucleari riconoscendo che l'impiego di armamenti nucleari è contrario ai principi del diritto internazionale umanitario e costituisce una violazione dei diritti umani, in particolare del diritto alla vita. Tuttavia, ci possono essere casi in cui l’uso di armi nucleari tattiche, nonostante il loro impatto sulla vita e la salute, può risultare proporzionato al pericolo corso dal soggetto che le utilizza ed è quindi lecito. In sostanza, le armi nucleari sono immorali ma non illegali.
Successivamente, con la risoluzione 71/258 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite convoca nel 2017 la conferenza per la messa al bando totale delle armi nucleari a New York. L'obiettivo è di arrivare ad una totale eliminazione delle armi nucleari. Oltre agli stati partecipano anche Organizzazioni Internazionali, Organizzazioni Non Governative e rappresentanti della Società Civile, oltre che l'Unione Europea e il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Molti di questi soggetti non-statali sono coordinati da ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), una coalizione di organizzazioni non governative che promuove l’adesione e l’implementazione del trattato. La conferenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adotta il trattato sul Divieto delle Armi Nucleari il 7 luglio 2017 con 122 voti favorevoli, un voto contrario – i Paesi Bassi – e un astenuto – Singapore. Il 20 settembre dello stesso anno il Segretario Generale apre il trattato alla firma e il 24 ottobre del 2020 viene depositata presso le Nazioni Unite la cinquantesima ratifica, da parte dell’Honduras, nonostante nello stesso periodo gli Stati Uniti abbiano istigato gli Stati ratificanti a togliere la loro ratifica. Di conseguenza, come previsto dal trattato, dopo 90 giorni, ossia il 22 gennaio 2021, il trattato entra in vigore.
Stati verdi ratificanti, stati gialli firmatari:

Questo trattato costituisce un passo fondamentale verso la costruzione di un mondo libero dalle armi nucleari. Nel preambolo gli Stati Parte si dichiarano profondamente preoccupati per le catastrofiche conseguenze umanitarie derivanti dall’uso di armi nucleari e riconoscono la necessità di eliminare tale minaccia. Sottolineano come gli effetti di un’esplosione nucleare, accidentale o intenzionale, riguardino la sicurezza di tutta l’umanità e trascendano le frontiere nazionali.
Molto importante è l’articolo XII che stabilisce il principio di universalità: ogni Stato Parte incoraggia gli Stati che non sono parte del trattato a firmare, ratificare, accettare, approvare o aderire con l’obiettivo di adesione universale. Inoltre, nel preambolo viene ribadito il principio inalienabile, stabilito dal trattato TNP, di sviluppare la ricerca, la produzione e l’uso dell’energia nucleare per scopi pacifici senza discriminazione.
Il trattato contiene una serie di divieti sulla partecipazione a qualunque attività nucleare (articolo I): vieta di sviluppare, testare, produrre, trasferire, ricevere, acquisire, possedere, accumulare, utilizzare, minacciare di usare o dispiegare armi nucleari sul territorio di altri Paesi. Quest’ultimo è un elemento innovativo rispetto al Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Il divieto di dispiegare armi nucleari sul territorio di paesi terzi è pensato per i paesi membri della NATO che ospitano armi nucleari americane, come l'Italia. Il trattato TPNW vieta, inoltre, di fornire assistenza di qualunque tipo nel campo degli armamenti nucleari ad altri Stati.
Gli Stati che vogliono aderire al trattato ma che sono in possesso di armi nucleari possono o accedere al trattato e in seguito eliminare i loro arsenali, oppure prima eliminarli e poi aderire al trattato (articolo IV).
È previsto l'obbligo di fornire assistenza a persone colpite dall’uso o della sperimentazione di armi nucleari e di bonificare le aree sotto la giurisdizione dello Stato aderente dove sono stati eseguiti in passato esperimenti nucleari o sono state usate armi nucleari (articolo VI). È previsto, all’articolo VII, che gli Stati Parte cooperino e forniscano assistenza tecnica, materiale e finanziaria allo Stato Parte colpito dall’uso o dalla sperimentazione.
L’accordo ha durata illimitata ma viene garantita agli Stati la possibilità di recesso con dodici mesi di anticipo, tuttavia se lo Stato che vuole recedere dal trattato è coinvolto in una guerra non lo potrà fare finché si troverà coinvolto nel conflitto (articolo XVII).
Alle negoziazioni del 2017 66 Stati non hanno partecipato, tra questi troviamo le nove potenze nucleari, sia quelle riconosciute dal TNP che quelle non aderenti, gli Stati membri della NATO (con l'eccezione dei Paesi Bassi), la Corea del Sud, il Giappone e l'Australia.
Gli Stati non nucleari e firmatari vogliono questo trattato perché ritengono di essere sottoposti a grandi rischi contro la loro volontà e fuori dal loro controllo, poiché le armi nucleari sono una minaccia all'intera umanità e i danni di un eventuale esplosione non sarebbero limitati solo al territorio colpito. Inoltre, gli Stati non nucleari provano frustrazione nei confronti delle potenze nucleari che non sono state in grado di rispettare gli impegni presi nel campo del disarmo nucleare. Inoltre, ritengono che il trattato sulla proibizione delle armi nucleari permetterebbe di colmare il vuoto del TNP: quest'ultimo non bandisce espressamente le armi nucleari ma il loro utilizzo è contro le norme di diritto internazionale. Infine, gli Stati firmatari ritengono che questo trattato rafforzi il TNP e promuova veramente il disarmo.
Gli Stati non aderenti, in particolare le potenze nucleari e i paesi membri della NATO, sostengono che questo trattato distolga l'attenzione da altre iniziative di disarmo, come la ratifica del trattato sulla Messa al Bando Totale degli Esperimenti Nucleari (firmato nel 1996 ma non ancora entrato in vigore) e sono preoccupati che mini le fondamenta del TNP costringendo gli Stati a scegliere a quale dei due trattati aderire. La NATO ha chiaramente espresso in una conferenza stampa la sua posizione sostenendo che il TPNW non riflette il contesto di sicurezza internazionale ed è in contrasto con gli obiettivi di non proliferazione. Ha anche dichiarato che la costruzione di un mondo libero dalle armi nucleari è un obiettivo di lungo periodo della NATO ma deve essere raggiunto attraverso il trattato di non proliferazione nucleare, che è l'unico percorso perseguibile. Inoltre, secondo i membri della NATO il trattato di proibizione delle armi nucleari manca di meccanismi di revisione e verifica adeguati e non ha alcuna utilità se non viene firmato dalle potenze nucleari. Infine, i paesi NATO affermano che la via della deterrenza è quella giusta da intraprendere e sottolineano come un'organizzazione atlantica denuclearizzata non porterebbe ad un mondo più sicuro. I paesi della NATO preferiscono rimanere sotto l'ombrello nucleare statunitense piuttosto che aderire al TPNW. Di fatto i paesi nucleari e gli Alleati non sono pronti a rinunciare ai loro arsenali.
Dalla sua entrata in vigore di fatto il trattato non ha eliminato alcuna arma nucleare ma aiuterà a renderle illegittime e rafforzare le norme giuridiche sul loro utilizzo. Attuale stato del trattato.
Per approfondire:
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